Massimo - Swedish tutor - Follonica
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Massimo - Swedish tutor - Follonica

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Massimo

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Massimo - Swedish tutor - Follonica
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  • Swedish

PhD in Nordic Philology and a translator, I teach Swedish with passion

  • Swedish

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Massimo is one of our best Swedish tutors. High-quality profile, verified qualifications, a quick response time, and great reviews from students!

About Massimo

I am a teacher, translator, and author of various publications with a pluriennal experience in the field of Scaninavian languages and beyond. With a PhD in Nordic Philology and a strong classical background, my teaching combines academic theory and active practice.

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About the lesson

  • Primary School
  • High School
  • Year 10
  • +13
  • levels :

    Primary School

    High School

    Year 10

    TAFE

    Adult

    A1

    A2

    B1

    B2

    C1

    C2

    Beginner

    Intermediate

    Advanced

    Adult

    Kids

  • English

All languages in which the lesson is available :

English

My method rests, among other aspects, on a constant language-to-language comparison aimed at evaluating the common roots of Germanic origin. Such a perspective encourages my students to discover unexpected affinities, while acquiring more and more autonomy through a comparative-inductive approach.

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Rates

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  • 5h: $180
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The first lesson with Massimo will allow you to get to know each other and discuss your needs for future lessons.

  • 1hr

Details

The 20 Euro rate refers to 1 hour of lesson. Each lesson typically lasts 2 hours: the first one is devoted to a single language sample (written text, subtitled dialogue or broadcast excerpt, article etc.); the second one, to a structural analysis from an inductive-comparative angle, enriched by contextually relevant comparisons. The first 60 minutes are free of charge; afterwards, each didactic unit will consist of 10 2-hour lessons (i.e., 20 hours in total). At the end of each unit, students and teacher will decide on the future arrangements on the basis of an evaluation of the results attained.

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  • Da dove nasce la tua passione per la materia che insegni e per le lezioni private?

    La mia propensione per la lingua come specchio della mente risale a quando già amavo l’etimologia… senza saperlo. Le esperienze da traduttore poliglotta plurisettoriale hanno consolidato in pratica la teoria che condivido con gli studenti, offrendo loro uno sguardo su lessico e morfologia simile a quello rivolto a un essere vivente. Ragionare in chiave comparativa sui tasselli all’origine di composti secondari dischiude a chi mi segue un approccio al singolo sistema esaminato – si tratti di una lingua antica come il latino e il greco classico o di una lingua moderna romanza o germanica – utile a proseguire gli studi umanistici sia ad apprezzare come l’apprendimento possa fondersi al gusto della scoperta, in vista dell’acquisizione di un metodo volto a obiettivi ben al di là del banale “fare meglio a scuola”. Guido i discenti verso una strada personale alla lingua e allo stile, preparandoli all’autonomia. Il loro successo è il mio, e saperli soddisfatti dei progressi è per me il vero premio – non a caso, accetto volentieri gli studenti inizialmente ostili alle mie materie: la sfida ambiziosa è il miglior cimento per chi “insegna a pescare senza limitarsi a consegnare il pesce”.
  • Quali sono le tematiche che preferisci trattare con gli allievi? E quali sono quelle che ti piacciono meno?

    Le mie tematiche favorite dipendono dal metodo scelto. Il fine è evitare la noia coinvolgendo anche gli studenti meno inclini al sistema lingua: la mia didattica privilegia testi audio-video e/o scritti adatti a un’analisi induttiva. Partire da esempi concreti anziché da una teoria grammaticale slegata dall’esperienza diretta anima l’apprendimento, invitando gli studenti a mettersi in gioco sulla base del già noto. Nessun parlante ignora del tutto un altro idioma europeo se la sua lingua madre è di quel ceppo. Testi musicati e letterari e stralci di programmi online sono un ottimo stimolo. L’altro vantaggio è l’interazione con la persona: il materiale di studio è infatti improntato ai suoi interessi – con eventuali aggiustamenti in corso. Specularmente, i temi che meno amo sono quelli preimpostati dei manuali standard – tanto utili a livello classificatorio quanto inadeguati alla piena comprensione di un certo fenomeno. La “tridimensionalità” del linguaggio è infatti apprezzabile solo aggirando gli schematismi – la lingua mostra tendenze preferenziali, ma non è fisica quantistica: è un processo in gran parte creativo; ispirarsi al manuale per uno sguardo alle varie accezioni di un termine è un lavoro più utile – e, in questo, Internet supporta la dinamica che s’instaura con ciascun discente.
  • Quali sono i tuoi modelli o punti di riferimento? C'è stato un insegnante o un'opera in particolare che ti hanno segnato e ispirato?

    I miei modelli sono antichi e moderni. Al primo posto, è Socrate, che con la sua maieutica valorizza il ruolo attivo dello studente nell’apprendimento. Parto infatti dalle conoscenze che ogni studente possiede… senza saperlo – se si parla di lingue germaniche, ad esempio, sfugge spesso che molte parole italiane hanno un’origine gotica o longobarda ancora riflessa, con qualche ritocco, in svedese, inglese o tedesco; se si parla di latino o greco antico, si dimenticano i molti prestiti dalle lingue classiche che pure permeano il nostro repertorio al di là del lessico dotto. La leva della “conoscenza pregressa” trova un supporto nell’”utile dulci miscere” di Orazio: saper insegnare significa infatti trasmettere conoscenze anche complesse cercando di addolcirle – ovvio, quindi, l’inserimento nel programma di testi musicali, magari ispirati alle preferenze degli studenti, non solo per quanto riguarda le lingue moderne, ma anche il latino (penso, ad esempio, ai Carmina Burana – noti, almeno in parte, a tutti). Su queste premesse, il mio modello moderno è il bulgaro Georgi Lozanov, fautore della ludodidattica, ovvero di un coinvolgimento creativo che riadatto alle esigenze degli adulti.
  • Quali sono, secondo te, le qualità necessarie per essere un buon insegnante o un esperto nel tuo dominio?

    Quel che conta è la disponibilità a sciogliere i dubbi dello studente alle sue premesse. Il corso deve adattarsi alle sue esigenze e valorizzare quanto già sa, inducendolo alla riflessione sul comportamento della nuova lingua e alla risposta critica. Nel guidare lo studente, un poliglotta prestato alla glottodidattica deve saper individuare i nessi tra fenomeni simili, scegliendo gli esempi giusti per risolvere ogni incertezza. Una seria formazione linguistica richiede lunga pratica con testi e registri di vario tipo, una profonda conoscenza della storia delle radici e dei suffissi semantici e molto intuito nel prevedere il significato di termini nuovi sulla base di quanto acquisito. Nel caso delle lingue moderne, un’agevole comprensione del parlato e un lessico ampio sono altresì punti essenziali. Tale preparazione a tutto tondo è il presupposto ideale per invogliare gli studenti a far tesoro di consonanze interlinguistiche spesso imprevedibili, ma tutte da scoprire. In breve, apprendere un’altra lingua senza acquistare una nuova prospettiva anche sulle lingue affini e sulla propria va ritenuto un viaggio a metà.
  • Raccontaci un aneddoto divertente o particolare relativo alla tua formazione o ad una esperienza di lezione!

    Così come so di stranieri che hanno appreso la mia lingua attraverso la letteratura e infarcivano la conversazione di arcaismi tanto dotti quanto buffi, anche a me è capitato, da studente al primo soggiorno Erasmus in Svezia, di sentirmi dire che, se le mie frasi filavano lisce nella lingua di Strindberg, il lessico… ricordava quello di un fantasma. Perché? Ovviamente perché, prima di impratichirsi con quel po’ di gergo che non guasta mai, impastato com’ero di “correttezza formale”, ero sprovvisto di agganci alla realtà contemporanea locale – i rimandi alla cultura pop e alla vita quotidiana sono cruciali per comprendere l’anima stessa del linguaggio e quei doppi sensi che solo calpestare il suolo in cui una lingua è di casa ci può spianare. Dopo un soggiorno di circa un anno, le cose sono davvero migliorate come migliorano per gli studenti che, pur non intendendo trasferirsi, fanno comunque bene a “lavare i panni nel Mälaren”… – cito l’esempio dello svedese, ma il discorso è generale. Quanto alle lingue antiche, il loro interesse è per definizione strutturale e letterario – anche se i fautori del metodo Ørberg contemplano il parlato anche in quel caso.
  • Rassicuraci, anche tu, come tutti noi, hai riscontrato qualche difficoltà a scuola.. ?

    Su questo fronte, ammetto di non avere molto di originale da dire: come la maggior parte delle persone fortemente orientate agli studi umanistici, da studente tenevo il conto delle ore di matematica, rallegrandomi del fatto che, dopo il solito trauma di inizio settimana, avrei potuto godermi tre giorni di piacere e libertà prima che la successiva lezione su ellissi e parabole mi rovinasse il venerdì ancora una volta, inesorabilmente – “matematicamente”, appunto… Ellissi e parabole erano nomi greci – e fin lì, nessun problema; la tristezza era nel fatto che, per me, la matematica (definizione greca anche quella), in effetti era… arabo ;-)
  • Quali sono le tue passioni, oltre alla materia che insegni?

    Oltre alle lingue di cui mi occupo come insegnante e traduttore, ho sempre nutrito un forte interesse per la musica – soprattutto polifonica, con una particolare predilezione per i secoli dal XIII al XVI. Mi diletto anche di letteratura e di cinema – i film di Ingmar Bergman hanno rappresentato uno dei miei principali stimoli allo studio della lingua svedese: volevo vederli in originale già da adolescente, molto prima di conseguire quel dottorato in Filologia nordica che avrebbe ufficializzato il compimento di un percorso specialistico nell’area scandinava. Fra le attività del tempo libero nella bella stagione, amo molto nuotare, soprattutto lungo i litorali rocciosi, che esploro volentieri con una maschera e un boccaglio senza pretese. Sono anche un viaggiatore entusiasta, con un debole per le isole non troppo affollate.
  • Cosa ti rende un grande Superprof (oltre al fatto di aver risposto a questa intervista :-P)?

    Se è lecito vantarsi – dubbio forse vagamente retorico nell’epoca del selfie –, riconosco il mio punto di forza nell’approccio didattico mirato e traversale. Aspiro a costruire un percorso su misura per ogni studente, poiché non esistono né due persone uguali né due rapporti affatto identici con la lingua. Valorizzare lo specifico di ciascuno è la mia priorità. Ecco perché ho sempre affiancato alla mia attività di docente formatore di classi (ho insegnato filologia nordica e lingue scandinave presso le università di Pisa, Napoli e Firenze) la professione di insegnante privato di lingue antiche, di lingue nordiche e di tedesco, preferendo la formula uno-a-uno – l’unica che assecondi la crescita di chi apprende secondo i suoi ritmi. I miei corsi offrono un metodo efficace per affrontare lingua e grammatica, ma ambiscono a un’utilità interdisciplinare. Nei limiti del possibile, per qualunque necessità didattica, sono sempre disponibile anche oltre i limiti formali concordati. Mi piace infatti che i miei studenti sappiano di poter contare su di me per le loro esigenze formative – il ragazzo che si cela dietro questa barba brizzolata tende infatti per natura alla schiettezza: come tutti sappiamo, in fondo, le persone davvero serie raramente sono seriose. Poiché lealtà e sincerità vanno a braccetto, annovero fra i punti a mio favore anche quel che pretendo: una reciproca garanzia di rispetto e puntualità.
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